Strategia per la resilienza idrica della Commissione Europea
Jacopo Belli - 18 novembre 2025


Introduzione
La crisi idrica europea è ormai sistemica per l’intensificarsi di eventi come siccità più frequenti e intense, inquinanti persistenti e reti obsolete che compromettono progressivamente salute pubblica, agricoltura, industria e biodiversità. Per rispondere a tali minacce, il 4 giugno 2025 la Commissione europea ha presentato la Strategia per la resilienza idrica (Water Resilience Strategy, WRS), che punta a garantire sicurezza e resilienza idrica, e a preparare l’Unione Europea (UE) agli scenari critici correlati all’acqua, con tre linee d’azione ricorrenti: ripristino e protezione del ciclo idrico, costruzione di una water-smart economy e accesso equo ad acqua pulita.[1]
La WRS introduce una guida per ridurre i consumi e migliorare l’efficienza idrica del 10% entro il 2030, rafforzando il contrasto alle perdite e la modernizzazione delle infrastrutture, tramite investimenti pubblici e privati, e l’integrazione con soluzioni digitali (monitoraggio e Intelligenza Artificiale). In parallelo, la Banca europea per gli investimenti (BEI) ha annunciato un impegno di circa 15 miliardi di euro nel triennio 2025–2027 a sostegno di progetti per resilienza e competitività dei sistemi idrici europei. Non sono mancate critiche sulla natura non vincolante di alcuni target, considerata un limite all’ambizione della strategia. Problema congenito del diritto internazionale per sua natura.[2]
La WRS si inserisce nel solco del Green Deal e delle politiche di adattamento, con piena attuazione dell’acquis (Direttiva Quadro Acque, Alluvioni, ecc.) e dei processi di verifica periodica: a partire da dicembre 2025, infatti, la Commissione convocherà con cadenza biennale un Water Resilience Forum per fare il punto sull’avanzamento e l’applicazione di tali misure a tutti i livelli di governo, impresa e società civile. Per i decisori, l’appuntamento di fine anno rappresenta dunque un checkpoint cruciale: misurerà la prontezza degli Stati membri nel tradurre la guida UE in piani nazionali tecnicamente ed economicamente sostenibili[3].
Architettura di policy della WRS
La Water Resilience Strategy (WRS) è una Comunicazione della Commissione che funge da cornice d’indirizzo non vincolante per rendere l’Unione Europea “idricamente resiliente”. Non introduce nuovi obblighi giuridici, ma organizza un percorso di attuazione e di coordinamento, prevedendo verifiche periodiche attraverso un Water Resilience Forum con cadenza biennale a partire da dicembre 2025 e un Actions Tracker pubblico che rende trasparente l’avanzamento delle misure da parte della Commissione, degli Stati membri e degli stakeholder.[4] In questo quadro, la strategia si presenta come strumento di governance che orienta priorità, responsabilità e tempistiche.
L’ancoraggio all’acquis è esplicito, in quanto la WRS richiede la piena applicazione della Direttiva Quadro Acque - WFD (2000/60/CE), norma‐cornice della politica UE sulle acque; introduce la gestione per distretto idrografico, l’obbligo di piani di gestione con cicli pluriennali e l’obiettivo del “buono stato” dei corpi idrici. All’art.9 si sancisce il principio del recupero dei costi dei servizi idrici che gli Stati devono riflettere nelle politiche tariffari[5]; della Direttiva Alluvioni (2007/60/CE), che stabilisce un ciclo in tre fasi (valutazione preliminare del rischio, mappe di pericolosità e piani di gestione del rischio di alluvioni) con aggiornamento sessennale. Ciò risponde allo scopo di ridurre e gestire gli impatti su salute, ambiente, patrimonio culturale ed economia[6]; della Direttiva sul trattamento delle acque reflue urbane - rifusa (Direttiva (UE) 2024/3019) in vigore dal 1 gennaio 2025, che innalza i requisiti standard, introducendo obiettivi di neutralità energetica per il 2045, integrando un regime di responsabilità estesa del produttore (EPR) per finanziare la rimozione dei microinquinanti[7] e del Regolamento (UE) 2020/741 sul riuso delle acque in agricoltura, che fissa standard minimi, gestione del rischio e monitoraggio. La WRS non sostituisce tali atti, ma ne potenzia l'attuazione e la coerenza d’insieme, chiedendo di colmare il gap di applicazione e di evitare duplicazioni regolatorie.[8]
Sul piano degli obiettivi, la Commissione invita gli Stati membri a perseguire una riduzione del 10% dei prelievi e consumi entro il 2030, obiettivo indicativo e non vincolante, da tradurre in target nazionali per riduzione delle perdite, incremento del riuso e razionalizzazione dei consumi per settore.
La logica è quella del principio “water efficiency first”: prima di espandere l’offerta, vanno massimizzate efficienza e gestione della domanda. Le opzioni di offerta riuso, desalinizzazione, raccolta delle acque meteoriche sono valutate caso per caso alla luce dei costi/benefici e degli impatti energetici e ambientali, con reporting sul Tracker, cioè una rendicontazione del tracciamento, per assicurare comparabilità e trasparenza.[9]
Gli strumenti economici rappresentano una leva centrale. In coerenza con l’art. 9 WFD e con il principio “chi inquina paga”, la WRS richiama la necessità di tariffe eque ma incentivanti l’uso efficiente della risorsa e di una corretta internalizzazione dei costi ambientali. L’evidenza OCSE/UE mostra come il pricing ben disegnato sia decisivo sia per il raggiungimento degli obiettivi ambientali sia per la sostenibilità finanziaria dei servizi idrici.[10]
Tra gli abilitatori trasversali la strategia individua digitalizzazione e interoperabilità dei dati: telelettura e leak detection, sistemi di early warning, uso di AI/analytics per previsione di scenari e supporto alle decisioni; il tutto integrato con la pianificazione di bacino e con le politiche di adattamento climatico e Zero Pollution. L’obiettivo è ridurre le perdite, ottimizzare le allocazioni e prevenire le crisi attraverso dati affidabili, tempestivi e confrontabili, sostenendo così l’attuazione a tutti i livelli.
La finanza costituisce l’altro pilastro dell’architettura. La WRS orienta l’uso combinato di fondi UE (coesione, InvestEU, PAC/PSR, PNRR ove applicabile) e capitale privato, mentre la BEI ha annunciato il suo impegno di circa 15 miliardi di euro nel triennio 2025–2027 a favore di soluzioni sostenibili e tecnologicamente abilitanti, con un previsto effetto leva su investitori commerciali. [11] Il WRS riporta che senza investimenti pubblici e privati significativi in tutte le fasi della gestione idrica, i progressi verso la resilienza idrica saranno troppo lenti e privi di un concreto impatto. L’attuale livello di investimenti per le misure relative all’acqua, provenienti dall’UE, dalla BEI e dai bilanci nazionali ammonta a circa 55 miliardi di euro all’anno (a prezzi del 2022), indicando un fabbisogno di investimento aggiuntivo di circa 23 miliardi di auro all’anno, ossia pari allo 0,1% del PIL dell’UE, per la piena attuazione della normativa vigente in materia di acqua. Gli investimenti devono coprire tutte le fasi della gestione idrica e devono essere pianificati in modo integrato, tenendo conto dei futuri scenari climatici e della valutazione dei rischi conseguenti. Devono inoltre sostenere lo sviluppo di nuove tecnologie per l’acqua.[12]
Quanto a ruoli e responsabilità, la Commissione definisce l’indirizzo strategico, coordina e monitora attraverso Forum e Action Tracker e sostiene con linee guida, standard e strumenti finanziari; gli Stati membri traducono l’indirizzo in piani e target a livello nazionale, selezionando portafogli d’intervento (riduzione perdite, riuso, soluzioni sostenibili) e armonizzando i dati; i settori target (agricoltura, industria, urbano su altri) sono chiamati a potenziare efficienza e riuso, anche tramite pacchetti di transizione e misure connesse alla Politica Agricola Comune (PAC) dedicate alla gestione idrica.
Nel complesso, la WRS combina guidance strategica, enforcement dell’acquis, strumenti economici e finanza catalitica, abilitati da dati e digitale, per orientare sistemi e utenti verso efficienza, riuso e resilienza ai rischi idrici, con una verifica politica a partire da dicembre 2025.
Strumenti e misure: cosa cambia per settori chiave
La Strategia per la resilienza idrica traduce l’indirizzo “water efficiency first” in interventi operativi che toccano tre settori principali: urbano, agricolo e industriale/energetico, sostenuti da digitalizzazione, dati interoperabili e finanza.
Per il settore urbano, la priorità è ridurre drasticamente le perdite e modernizzare le reti con sensoristica, telelettura e algoritmi di leak detection, attraverso la mobilitazione di capitali pubblici e privati; ciò risponde a un quadro europeo in cui dispersioni medie intorno a un quarto dell’acqua immessa e picchi molto elevati in alcuni contesti impongono interventi rapidi su monitoraggio e sostituzione delle condotte[13]. La revisione della Direttiva Acque Reflue Urbane amplia il perimetro agli agglomerati con meno di 1.000 abitanti, introduce il trattamento quaternario per i microinquinanti, finanziato tramite responsabilità estesa del produttore (EPR) per settori come cosmetica e farmaceutica, prevede obiettivi di neutralità energetica degli impianti entro il 2045 e rafforza il monitoraggio sanitario (es. parametri patogeni). Queste misure innalzano in modo sostanziale gli standard di qualità e resilienza del ciclo urbano, ma richiedono pianificazione pluriennale e upgrading tecnologico degli impianti.[14]
Nel settore agricolo, la WRS spinge sull’efficienza idrica di campo e sull’adozione di pratiche e tecnologie capaci di ridurre i prelievi, stabilizzando rese e qualità in condizioni di siccità ricorrente. La Commissione orienta gli Stati membri a utilizzare al massimo i Piani Strategici della PAC, le reti di innovazione (EIP-AGRI), la consulenza indipendente e le soluzioni basate sulla natura per trattenere acqua nel paesaggio, affiancando irrigazione di precisione, telerilevamento e sistemi di supporto alle decisioni. Restano però tensioni politiche e distributive: in alcune fasi del processo la proposta di nuove sovvenzioni “acqua-saving” è stata ricalibrata, mentre parte della comunità scientifica e ambientale chiede di bilanciare meglio incentivi tecnologici e transizione agro-ecologica. Per i decisori, il punto di atterraggio operativo è la definizione di target nazionali settoriali compatibili con gli obiettivi preposti di taglio dei consumi del 10% delle risorse idriche per il 2030 e sostenuti da metodi di misura comparabili.[15]
Per industria ed energia, la strategia promuove auditing dei consumi, riciclo interno e riuso esterno, simbiosi industriale e standard minimi di efficienza in comparti ad alto impatto idrico. Tra gli esempi, tale ipotesi per i data center e l’invito a integrare criteri “water-smart” nelle autorizzazioni, nelle migliori tecniche disponibili e negli schemi di finanza agevolata. In parallelo, la Commissione incoraggia l’uso di piattaforme digitali per misurare, confrontare e ridurre i prelievi nelle filiere, con indicatori armonizzati per benchmarking e disclosure.[16]
Il riuso delle acque diventa una leva trasversale: il Regolamento (UE) 2020/741 fissa requisiti minimi e un impianto di gestione del rischio per irrigazione agricola, con trasparenza verso il pubblico; su questa base, la WRS chiede di scalare progetti e interconnessioni, dato che la quota di riuso in UE è ancora bassa rispetto al potenziale. La combinazione con i processi di desalinizzazione è valutata caso per caso in termini di costi energetici, benefici ambientali e resilienza di bacino.[17]
Tutti gli ambiti si appoggiano su dati e digitalizzazione: l’“Actions Tracker” e le piattaforme WISE migliorano comparabilità e trasparenza; a livello operativo, telelettura, modellazione previsionale e sistemi di allerta anticipata sono essenziali per ridurre perdite, allocare acqua tra usi in concorrenza e prevenire crisi. L’EEA richiama, inoltre, che il successo dipenderà dall’integrazione tra adattamento climatico, ripristino degli ecosistemi e obiettivi “zero pollution”, connettendo misure di domanda e di offerta a scala di bacino.
In sintesi, rispetto allo status quo la WRS alza l’asticella normativa nel ciclo urbano delle acque, crea un quadro operativo per rendere scalabili efficienza e riuso in agricoltura, e rende più stringente l’aspettativa di water stewardship per l’industria. La concreta attuazione dipenderà dalla capacità di collegare investimenti (anche con l’apporto della BEI), standard tecnici e governance dei dati, traducendo l’obiettivo europeo del −10% in programmi nazionali misurabili e verificabili.[18]
Finanza, tempistiche e nodi controversi
Il pilastro finanziario della Strategia punta a mobilitare capitale pubblico e privato per colmare un fabbisogno stimato intorno a 23 miliardi di euro l’anno per rendere effettivo l’acquis in materia d’acque e modernizzare reti, trattamento e monitoraggio. A supporto, la Banca europea per gli investimenti ha annunciato un programma dedicato da 15 miliardi di euro nel triennio 2025–2027 per infrastrutture idriche, soluzioni basate sulla natura e tecnologie abilitanti, con effetto leva atteso su investitori commerciali. La Commissione indirizza inoltre all’uso combinato dei fondi di coesione, InvestEU e misure settoriali, inserendo il principio “water efficiency first” tra i criteri di selezione e priorità d’investimento.
Sul calendario, la WRS scandisce la propria governance con un Water Resilience Forum a cadenza biennale a partire da dicembre 2025 e con un “Actions Tracker” pubblico che rende visibile l’avanzamento delle azioni, dagli interventi sulle perdite alla digitalizzazione dei sistemi. In parallelo avanzano i dossier legislativi collegati: la Direttiva sul trattamento delle acque reflue urbane (rifusa) è stata adottata a fine 2024 ed è entrata in vigore nel 2025, fissando tappe precise su copertura degli agglomerati, trattamento avanzato e responsabilità estesa del produttore (EPR) per i micropollutanti. Il testo estende la raccolta e il trattamento agli agglomerati >1.000 a.e. entro il 2035, rende obbligatorio il trattamento terziario (N e P) per gli impianti ≥150.000 a.e. entro il 2039 e introduce il trattamento quaternario per la rimozione dei micropollutanti entro il 2045, con l’obiettivo al contempo di neutralità energetica del settore e un contributo minimo dell’80% dei costi aggiuntivi a carico dei produttori di farmaceutici e cosmetici tramite schemi EPR.[19]
La natura non vincolante del traguardo di −10% dei prelievi/consumi al 2030 è uno dei punti più discussi: per alcuni attori rappresenta una guida utile per l’azione nazionale, per altri rischia di produrre un’applicazione disomogenea tra Stati, soprattutto dove il fabbisogno d’investimento è più alto o i dati sono incompleti. La Commissione risponde enfatizzando l’uso di indicatori comparabili, la trasparenza del Tracker e il ruolo del Forum nel favorire convergenza e peer pressure. Nel frattempo, a livello settoriale prosegue il confronto su standard minimi di efficienza idrica per industrie a forte intensità (ad esempio data center) e sull’eventuale introduzione, nell’alveo della PAC, di “pacchetti di transizione” per l’agricoltura che sostengano investimenti in irrigazione di precisione e pratiche water-smart; i contenuti sono stati oggetto di bozze e consultazioni nel 2025 e restano politicamente sensibili per i possibili effetti su costi e incentivi.
In sintesi, la traiettoria finanziaria e temporale della WRS è chiara ma impegnativa: pipeline bancabili, governance dei dati e capacità amministrativa nazionale diventano condizioni abilitanti per trasformare guida politica e nuove regole in cantieri, soprattutto nei contesti con perdite elevate e infrastrutture datate. Il passaggio di dicembre 2025 servirà da primo stress-test di credibilità per target nazionali, piani di investimento e meccanismi di attuazione, misurando se l’insieme di incentivi, standard e finanza inizia a tradursi in risparmi misurabili, riuso scalabile e maggiore resilienza a siccità e inquinanti.
Finanza, tempistiche e nodi controversi
Nel dibattito europeo sulla resilienza idrica, alcuni Paesi stanno giocando ruoli-chiave che aiutano a leggere, per analogia o contrasto, il resto dell’Unione. La Francia si propone come “norm setter” con il Plan Eau 2023–2030, che internalizza l’indirizzo della Strategia UE e lo traduce in un obiettivo esplicito di riduzione dei prelievi del 10% al 2030, accanto a riuso e governance locale: una traiettoria che fornisce un riferimento operativo per altri Stati chiamati a rendere concreto il principio “water efficiency first” della WRS.[20]
All’estremo opposto della curva di resilienza, il caso Bulgaria rende visibile il “costo dell’inazione”: perdite connesse all’inefficienza delle infrastrutture e crisi idriche ripetute hanno spinto a riforme istituzionali e piani d’emergenza. Lì la priorità non è il rinnovamento degli strumenti, ma l’ammortamento del debito infrastrutturale: rinnovare condotte, misurare e ridurre dispersioni, altrimenti qualunque politica di efficienza resta inefficace. È un monito utile anche per regioni del Sud Europa con reti datate, dove la scalabilità degli investimenti (pubblici, BEI e privati) determinerà la credibilità dei target nazionali.[21]
Il blocco iberico offre due laboratori complementari. In Catalogna, la gestione della siccità 2023–2025 ha accelerato un portafoglio “resilienza d’offerta” fatto di desalinizzazione (anche galleggiante) e riuso, con graduale allentamento delle restrizioni dopo le piogge del 2025; è un modello interessante quando la domanda urbana e turistica rendono socialmente costosa l’opzione “solo efficienza”. Nell’Algarve portoghese, il governo ha iniziato a revocare parzialmente i limiti ai prelievi agricoli a seguito del recupero delle risorse, senza però rinunciare a desalinizzazione, interconnessioni e riparazioni di rete: la strategia è evitare il pendolo emergenza–rilascio tramite investimenti strutturali e gestione della domanda.[22]
Nel Mediterraneo orientale, Grecia e Cipro mostrano cosa significa pianificare in condizioni di stress cronico. Attorno ad Atene gli invasi hanno sfiorato minimi storici nel 2025, spingendo il governo a una nuova Strategia nazionale dell’acqua con focus su sicurezza dell’approvvigionamento, efficienza e tariffe;[23] Cipro, con riserve estive critiche e domanda turistica elevata, ha integrato unità mobili di desalinizzazione e programmi di medio periodo per espandere capacità e riuso.[24]
L’Italia incarna il profilo dell’“esecutore complesso”: ha inserito nel PNRR una linea specifica su riduzione perdite e digitalizzazione (M2C4–I.4.2), e nel 2025 ha rafforzato il coordinamento con il Commissario straordinario per la scarsità idrica.[25] Il caso italiano segnala bene due condizioni abilitanti della WRS: pipeline bancabili e capacità amministrativa; senza queste, i 15 miliardi della BEI e i fondi europei non diventano cantieri né KPI misurabili.[26]
Sul versante della governance economica, i Paesi Bassi stanno usando il prezzo come segnale di scarsità: nel 2025 sono aumentate le tasse dei water boards e, dal 2026 al 2027, verrà abolito il tetto alla tassa sull’acqua potabile per i grandi consumatori, estendendo la base imponibile. È un esperimento di “water pricing” coerente con l’art. 9 WFD, che altri Paesi stanno valutando per ragioni sociali e industriali.[27]
Infine, il Lussemburgo ricorda che la resilienza non coincide solo con l’abbondanza momentanea: nel 2025 le riserve potabili risultano ben riempite grazie a inverni piovosi, ma il Paese discute comunque di diversificazione delle fonti e tutela qualitativa in una prospettiva di lungo periodo. È una lezione utile per gli Stati del Centro-Nord: investire prima che la scarsità diventi strutturale e mantenere alta la qualità ecologica dei corpi idrici, come richiamato anche dagli ultimi rapporti UE/EEA.[28]
La WRS fornisce la cornice comune (obiettivi, enforcement dell’acquis, finanza e dati), ma le traiettorie restano differenziate: lì dove le perdite sono alte e la governance fragile, l’urgenza è ricostruire l’infrastruttura di base; dove i sistemi sono maturi, il valore aggiunto sta nel riuso scalabile, nella digitalizzazione e in segnali di prezzo credibili. Il banco di prova politico di dicembre 2025 misurerà se questa pluralità di strade converge su risultati comparabili rispetto all’obiettivo europeo del −10% e agli indicatori di qualità e sicurezza idrica.[29]
Conclusioni e prospettive (verso il 16 dicembre 2025)
La Strategia per la resilienza idrica offre oggi un quadro coerente di azione, capace di tenere insieme enforcement dell’acquis e nuove priorità di investimento. La sfida non è più definire la rotta, ma tradurla in programmi nazionali misurabili, con trasparenza di avanzamento sull’Actions Tracker. A questo servono dati interoperabili, governance multilivello e capacità amministrativa, poiché senza progettualità bancabile anche gli strumenti migliori restano in potenza.
Il Forum del 16 dicembre 2025 è il primo passaggio politico per consolidare questa traiettoria: ci si attende un mandato alla traduzione nazionale del target di risparmio con metriche comparabili, un indirizzo sulla pipeline finanziabile alla luce del fabbisogno strutturale stimato e dell’intervento della BEI, e un raccordo operativo con i dossier già in vigore, a partire dalla direttiva sulle acque reflue urbane, che estende il campo di applicazione, introduce la rimozione dei microinquinanti tramite EPR e indirizza alla neutralità energetica del comparto al 2045. In parallelo, il Consiglio può accelerare la convergenza su criteri comuni per il riuso (Reg. 2020/741), chiarire attese su digitalizzazione ed early warning e rafforzare il ruolo del Forum e del Tracker come meccanismi di trasparenza e “peer pressure”.
Per misurare la credibilità del percorso dopo Bruxelles, si guarderà a segnali concreti: l’adozione di target nazionali su consumi e perdite coerenti con il −10% europeo; l’allineamento dei meccanismi tariffari ai principi di efficienza e recupero dei costi; il progresso nella creazione di dati rilevanti e nella digitalizzazione dei processi (telelettura, leak detection, allerta) e la capacità di integrare il perimetro urbano con agricoltura e industria per i consumi idrici.
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[1]European Commission (2025) Water resilience strategy.Brussels :European Commission (DG COMM/DG ENV).
[2]ANSA English (2025) ‘EU urges smarter water use, climate change strains supplies’, 6 June 2025.
[3]Ruminantia (2025) ‘Presentata la strategia per la resilienza idrica dell’UE’, 5 June 2025.
[4]European Commission (2025) Water Resilience Strategy – Actions Tracker. Brussels: DG Environment.
[5]EUR-Lex (2000) Directive 2000/60/EC (Water Framework Directive)
[6]European Commission/EEA (2025) Floods Directive- WISE Freshwater overview (six-year cycles; 2022–2027 plans).
[7]European Commission (2025) Water Framework Directive - overview. Brussels: DG Environment.
[8]ibidem
[9]Financial Times (2025) ‘Brussels tells EU capitals to cut water use by 10% in face of droughts’, 6 June 2025.
[10]OECD (2024) Cost recovery for water services under the Water Framework Directive. Paris: OECD/EC.
[11]European Investment Bank (2025) ‘EIB Group backs more than €15 billion in new investment’, 17 July 2025.
[12] European Commission (2025) European Water Resilience Strategy.
[13]Financial Times (2025) Brussels tells EU capitals to cut water use by 10%; average losses ~25%; reuse ~2.4%. London: FT.
[14]European Commission (2025) Urban wastewater - Topic page. Brussels: DG Environment.
[15]European Environment Agency (2024) Europe’s state of water 2024. Copenhagen: EEA.
[16]Reuters (2025) EIB commits €15bn; data-centre water-saving standards noted; €23bn/yr needs. 4 June.
[17]WISE Freshwater (2024) Water reuse. Copenhagen/Brussels: EEA/EC.
[18]IEEP (2025) Strengthening EU’s water resilience through sustainable farming practices. Brussels: Institute for European Environmental Policy.
[19]Council of the EU (2024) ‘Urban wastewater: Council adopts new rules for more efficient treatment’, 5 Nov 2024.
[20]United Nations SDGs (2025) ‘Plan Eau 2023–2030 (France): 10% abstraction reduction by 2030’.
[21]Bloomberg (2025) ‘A Water Crisis in Bulgaria Is a Warning for Europe’, 20 Aug 2025. Accessed 8 Oct 2025.
[22]Catalan News (2024) ‘Drought emergency measures lifted…’, 7 May 2024.
[23]The Water Diplomat (2025) ‘Greece agrees new National Water Strategy’, 30 Jul 2025.
[24]Reuters (2025) ‘Cyprus receives mobile desalination units from UAE’, 26 May 2025; and ‘Cyprus steps up desalination’, 2 Sep 2025.
[25] MIT – DG Dighe (2025) ‘Misura 4.2 PNRR – Riduzione perdite
[26]Commissario straordinario siccità (2025) Portale e Relazione 2025.
[27]Government of the Netherlands (2025) ‘2026 Tax Plan: businesses pay tax on more drinking water’, 16 Sep 2025.
[28]RTL Today (2025) ‘Luxembourg’s drinking water reserves well filled’, 2025.
[29]Reuters (2025) ‘Europe’s water resources under pressure…’, 4 Feb 2025.


